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Umani Ronchi e il biologico, con Michele Bernetti

Il biologico conquista sempre più comparti e anche il vino bio cresce in termini di produzione e di ettari di vigneti coltivati, al punto che l’Italia conquista il terzo posto nel mondo con 83.643 ettari coltivati secondo il disciplinare, su 637.634 totali: 11.300 ettari in più rispetto al 2014 (fonte: report “Bio in Cifre 2016”).

Un trend che testimonia una presa di coscienza da parte delle aziende rispetto ai temi della sostenibilità e che dimostra come sia cambiato nel tempo l’approccio dei consumatori: oggi il vino bio è un vino di qualità

Noi questo percorso lo abbiamo iniziato molto presto. Abbiamo intrapreso il processo di conversione nel 2001, in Abruzzo, con la prima certificazione biologica, lo abbiamo ampliato con il Verdicchio, certificato nella vendemmia 2015, fino a passare in conversione tutti i restanti vigneti di Verdicchio e una parte di quelli del Conero. Oggi possiamo affermare che tutti i vigneti Umani Ronchi sono coltivati in biologico nel rispetto del territorio e della biodiversità. Un lavoro importante che ci ha obbligati a fare interventi anche in cantina con risultati interessanti. Dentro alla nostra batteria ci sono due etichette bio: il Montipagano, un Montepulciano d’Abruzzo Doc Biologico e il Verdicchio Casal di Serra che si presenterà con la seconda vendemmia biologica, la 2016, al prossimo Vinitaly.

Quali sono i principali mercati e quale la percentuale di export bio.
Oggi oltre il 30% della nostra produzione è certificato ad etichetta Bio, e viene esportato principalmente nei paesi del Nord Europa dove c’è una particolare attenzione per i prodotti Bio. Svezia, Danimarca e Norvegia sono i nostri primi mercati per questa tipologia di prodotto.

E in Italia che tipo di consumo c’è, anche rispetto ad altri Paesi?
L’Italia del bio cresce e aumentano progressivamente i consumatori consapevoli, attenti ai processi di produzione e alla composizione delle etichette. E’ per questo motivo che lo scorso anno, con la vendemmia 2015, abbiamo voluto presentare la prima annata del Casal di Serra Bio in anteprima nel mercato italiano prima ancora di varcare i confini esteri. Sicuramente c’è una maggiore consapevolezza sulla qualità del biologico rispetto a quanto si sapeva qualche anno fa.

Come viene vissuta dal trade la diffusione di questa nuova nicchia di prodotto? Come una moda o come una scelta da parte delle aziende a livello valoriale…
Il trade è ancora molto diviso su questo argomento, anche se c’è sempre maggiore attenzione alle esigenze dei consumatori. I nostri prodotti Bio e Vegan friendly vengono molto apprezzati soprattutto dai locali di settore specializzati, ma la simpatia del consumatore verso queste tipologie sta crescendo impetuosamente.

Nel prossimo futuro prevedete nuove produzioni bio?
Sì, c’è un primo progetto importante targato Abruzzo che verrà presentato in occasione del prossimo Vinitaly: un Pecorino Biologico in legno grande. E dopo l’estate sarà il turno del Vecchie Vigne 2015